![]() |
5.
La figura ammantata: sul bordo del vuoto, la grande figura di spalle,
avvolta in un manto, a capo chino. 6. Il vano chiuso da una tenda: un tendaggio
pesante c’impedisce di vedere la figura intera di una statua. Il
suo capo è chino, nello stesso atteggiamento della figura ammantata.
Un sottile ed enigmatico rapporto lega tra loro queste due figure. Quale
dio è rappresentato? Forse Ermes, il dio che potrà salvare
Ulisse. Chiunque egli sia, è un dio imperscrutabile, lontano, inavvicinabile.
Un dio chiuso in se stesso, incomunicante, un dio che non dice e che non
sente.
|
|
Arnold Böcklin,
Odysseus e Calipso, 1883, tempera su tavola, cm 104x150, Basilea,
Kunstmuseum.
Giorgio de Chirico, L’enigma dell’oracolo, 1910, olio su tela, cm 46x61, collezione privata. 1. Il tema. L’interpretazione di questo
soggetto è da ricercare nel mito omerico di Ulisse, che de Chirico
adotta per significare il destino irrequieto di ogni artista, incapace
di vivere in quello che ad altri può apparire come un sicuro e
definitivo rifugio.
|
2 Lo scoglio
e l’architettura. 3. Il sacro. L’ambiente di questo vasto spazio è decisamente enigmatico. La grande apertura, aggettante sul vuoto, è inquadrata da una tenda, che il vento solleva tuttavia verso l’esterno. Al centro, si erge la povera parete di mattoni, che si piega all’interno, a formare un altro vano, sullo sfondo. Non c’è tetto e il cielo si apre al di sopra di questa strana architettura fatta di una parete continua, che sembra un paravento o una quinta teatrale. 4. La grande apertura sul paesaggio.
La prima impressione che ne ricaviamo, osservando l’immagine, è
un senso voluto di disequilibrio compositivo. L’apertura sul vuoto
ha la funzione di diventare un attrattore psichico, che porta inesorabilmente
anche lo spettatore a provarsi nel salto ideale, quel famoso salto dans
la vide, che non si può non fare se ci misuriamo con l’arte
in una sfida alla sicurezza della vita quotidiana e banale.
|