Si tratta di una figura impossibile: la prima forma ambigua e paradossale che incontriamo. É come se dal quadro, appoggiato alla parete, prendesse vita un corpo fantasmatico, messo in moto unicamente dall’anarchia creatrice dell’artista, senza più alcun rispetto per le leggi e la logica della realtà.
Altrettanto dicasi per le foglie verdi della cipolla, che si piegano sopra un piano indecifrabile, (pavimento o tavolo?) azzerando la distanza che intercorre tra il primo piano e lo sfondo.

2. Sul pavimento, in alto a destra, è raffigurata una mela verde. Le sue dimensioni sono eccessive rispetto a quelle della frutta in primo piano, ma questa dismisura è fatta apposta per dare l’impressione che il pavimento non sia così lontano e sembri collocato anch’esso alla stessa quota del tavolo. Il portare avanti i piani di fondo costituisce un espediente accuratamente perseguito per rompere definitivamente con la convenzionale e ordinata prospettiva geometrica.
In altre parole: nella realtà le cose si dislocano dentro una logica che appartiene alle tre dimensioni dello spazio, nella pittura tutto ciò che vi compare risponde solo alle ragioni della superficie.

3. La frutta: Cézanne insisteva così a lungo su un soggetto, che, molto spesso, dovendo raffigurare una natura morta, la frutta che egli stava ritraendo cominciava ad alterarsi ed a marcire.
Per questo motivo l’artista ricorreva a della frutta di cartapesta, da lui stesso dipinta, per essere sicuro di averla sempre, inalterabile, a disposizione.
All’artista, infatti, non interessava la realtà dell’oggetto, ma la sua forma essenziale.
A ben guardare, non è possibile capire di che frutta si tratti: mele, pesche o che altro. Forse davvero non si tratta altro che di sfere dipinte a mano, vale a dire: una natura illusoria e illusiva!

 

4. La cipolla: ai due lati opposti rispetto alla statuina di gesso, compaiono due cipolle, che, in un certo qual modo, acidificano il contenuto; la scelta di questo ortaggio non è fatta a caso e sta quasi a suggerire che ciò che stiamo vedendo in quest’immagine possiede qualcosa di pungente ed infiammante per gli occhi.
L’arte, con i quattro artisti, che si liberano dall’influenza impressionista, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, Georges Seurat e lo stesso Cézanne, abbandona per sempre il suo debito con la bellezza, che non intende più rappresentare né simboleggiare. Ciò che interessa all’arte contemporanea è la difficoltà del vedere, del comprendere e del rappresentare. Gli occhi forse si ammalano, ma la visione profonda e mentale ne esce rafforzata.

5. La statuina, raffigurata al centro del dipinto, era una copia in gesso di un originale, realizzato da un artista ammirato da Cézanne. L’immagine della statuina è come sottoposta ad una torsione, che ne altera la forma originaria.
La statuina non possiede forse un altissimo pregio artistico, ma ciò nonostante occupa un posto di tutto rilievo nella composizione. Dal punto di vista simbolico, infatti, la statuina sta a significare l’importanza, nella cultura degli artisti, dei continui e reciproci rapporti tra le varie arti.

6. Il dipinto in alto a destra, appoggiato al pavimento, riproduce un’opera effettivamente eseguita da Cézanne, raffigurante uno studio per una scultura di Michelangelo.
Il riferimento al grande artista rinascimentale ci fa comprendere come l’arte contemporanea, anche nelle sue più estreme rivoluzioni formali e stilistiche, non dimentica mai il suo debito con l’arte del passato.

7. Il colore usato da Cézanne per dipingere questo interno inquietante dello studio è ridotto a pochissimi toni: il verde, che predomina su tutto (e il verde è sì il colore delle foglie, ma anche quello della morte …), il rosso, il giallo e il blu.
La tavolozza dell’artista è molto ridotta ed essenziale, perché il colore ha la sola funzione di costruire la forma e non più quella di riprodurre realisticamente la natura, che è scomparsa per sempre davanti agli occhi infiammati dell’artista.
A forza di guardare, infatti, si perde la percezione in favore dello sguardo (interiore...).

Paul Cézanne, Natura morta con scultura in gesso di un amorino, 1894, olio su carta incollata su tavola, cm 70x57, Courtauld Institute Galleries, Londra.

Paul Cézanne (Aix-en-Provence 1839-1906), pur partendo da un’esperienza impressionista, giunge a risultati completamente opposti, perché egli non cerca di ricavare delle impressioni di realtà, ma, al contrario, di creare una sensazione soggettiva e di evocare un concetto, un’idea, un pensiero: la realtà viene quindi rappresentata non per come appare, ma per come può essere pensata.
Per fare ciò, Cézanne realizza una pittura che cerca di indagare il segreto profondo delle cose, e questo segreto sembra all’artista riposare nelle forme più primordiali e quasi cristalline della realtà: le cose sembrano a Cézanne essere tutte riconducibili a forme pure, primarie, come la sfera, il cono e il cilindro.
Per questo motivo, le composizioni di Cézanne appaiono come sfaccettate e scomposte in piani non più correttamente prospettici.
Non è a caso che, solo pochi mesi dopo la sua morte, Pablo Picasso dia origine al movimento cubista.

1. A sinistra in alto, distinguiamo un quadro incorniciato, appeso alla parete, ma che non contiene alcuna immagine. Subito sotto, appoggiato a terra è presente un altro dipinto, raffigurante una natura morta, con due mele e un drappo blu. Si tratta di un’opera fatta dall’artista nello stesso periodo; di essa se ne vede solo un particolare. Un drappo blu esce dalla superficie di questo dipinto, protendendosi in avanti, fino a coprire il tavolo, passando sotto al piatto con le mele.