Duane Hanson,
Donna con cane, 1977, New York, Whitney Museum.
Tra le vie di fuga e di soluzione del problema della riproduzione del
mondo per via artistica, o si gioca al rilancio, estremizzando il paradosso
dell’impossibilità della duplicazione del reale, in quanto
unico ed irripetibile, e si fa come fanno gli artisti iperrealisti, che
realizzano opere talmente verosimiglianti da ingenerare tale ambiguità
percettiva da confondere lo spettatore, o si cerca l’evasione nel
sogno e nella surrealtà o nella totale astrazione.
Duane Hanson, con questa e con altre opere consimili, intende portarci
a riflettere sulla nostra civiltà dell’immagine, nella quale
tutto è proiettato in un eccesso di visibilità: non c’è
speranza di sfuggire alla realtà che ci circonda e alla quale l’arte
stessa si è adattata, indifferenziandosi da essa. |
Renè
Magritte, L’usage de la parole I. Cecì n’est pas
une pipe, 1928-29.
E cos’altro potrebbe essere? Nient’altro che quello che
dice di non essere: tutto fuorché una pipa.
Cosa può essere d’altro, allora. Un foglio di carta, un’opera,
un gioco?
Su questo interrogativo filosofico è corso molto inchiostro.
La risposta ad esso è invece semplicissima: se così è
scritto, vuol dire che è vero.
Scherzi a parte: si tratta di un’opera autoreferenziale, vale
a dire che si spiega da sé …
La via di fuga, per quanto concerne la strategia artistica di Magritte
consiste nel fuggire dal banale, producendo opere che lo fanno scoppiare
di non-senso: lo mettono di fronte alla responsabilità di essere
anch’esso una parte complessa della logica (qualcuno affermava:
una parte esenziale del “mistero della vita” …).
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Paul Klee,
Un foglio del libro urbano, 1928.
Lo spirituale nell’arte delle avanguardie storiche è racchiuso
fondamentalmente tra quattro pietre angolari, Malevic, Mondrian, Kandinskij
e Klee.
Klee lavora su un terreno inusitato e difficilissimo. Altro che fuga
nell’astrazione.
La sua ricerca verte sulla dimensione doppia che comprende sia il figurativo
sia l’astratto: due categorie apparentemente inconciliabili, e
che invece Klee risolve logicamente e poeticamente.
Come in questo acquerello: la città è ordinata per piani
successivi, ma il sole che la domina è nero. E poi, attenzione,
non è che un’opera che riproduce un foglio di
un taccuino di appunti. Doppio gioco per chi spera nella salvezza data
dalle mappe.
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