Francisco Goya, Grande impresa, con morti! 1810-20.


Una delle più raccapriccianti immagini realizzate da Goya per illustrare gli orrori eterni della guerra (il riferimento alla guerra attuale è intenzionale!).
Per di più una guerra terribile e inutile, che vedrà la Spagna, soccombente di fronte agli occupanti francesi, cadere nelle mani di un regime altrettanto reazionario!
Goya, durante la guerra, è a Madrid; se ne allontana solo una volta, per Saragozza. È per l’appunto durante questo viaggio che l’artista prende appunti visivi di ciò che vede: fame, morte, torture.
Yo lo ví (Io l’ho visto!), per esempio, o Y esto también (E anche questo!) sono dei titoli emblematici di alcuni dei suoi disegni, come questo che vediamo.
Un titolo macabro ironico. Tragedia del male. Tradotta nell’unica cronaca possibile, quella dell’artista, a qualsiasi arte appartenga.

Jake e Dinos Chapman, Great Deeds Against the Dead, 1997, mixed media, nella mostra Sensation, Londra, 1997.

Quando la grande mostra londinese di Sensation si inaugura è scandalo. Alcune opere, tra cui questa, sono additate da alcuni visitatori come inaccettabili provocazioni a causa del loro eccessivo realismo!
Pochi avevano potuto accorgersi che, in realtà, i fratelli Chapman, già glorie nazionali e internazionali della scuderia Saatchi, non avevano fatto altro che mettere in 3D, si fa per dire, una litografia di Goya!
I due artisti londinesi sembrano apparentemente azzerare la loro creatività copiando e traducendo in scultura l’opera di Goya, facendone una citazione. Ma l’originalità di quest’opera consiste proprio nell’attualizzare il capolavoro goyesco, indicandone l’attualità, nella grande rete ideale che unisce gli artisti al di là del tempo e dei delitti.

Marina Abramovic, Balkan Baroque, performance alla Biennale di Venezia, 1999 (foto elf).

Anche in questo caso all’artista non rimane che lavare le ossa della guerra, nel fatto specifico della guerra serbo-croata, a cui l’artista di Belgrado Marina Abramovic dedica un’impressionante performance, che durerà per tutti i tre giorni dell’inaugurazione della mostra internazionale.
Il gas di putrefazione, emanato dalle ossa, aumenterà di giorno in giorno e l’atmosfera della Biennale si riempirà di un odore insopportabile.
L’artista e pochi altri sapranno resistere, poiché la sfida va affrontata e superata: l’arte si fa testimonianza di realtà. Anzi, come io sostengo, l’arte è, a differenza della comunicazione, l’unica dimensione nella quale possiamo trovare delle vere indicazioni di realtà e quindi di etica: nessun artista, mai, da Goya alla Abramovic, può, infatti, accettare che anche un solo uomo muoia di morte violenta, perché con lui muore una parte dell’artista stesso e di chi sente comunque il mondo in maniera artistica.

 

Vedi elf, Sensation, video, 1997
Vedi elf, Marina Abramovic, video, 1999.